Se si potesse parlare di un singolo tratto da Musica per segreterie telefoniche, sarebbe questo. E' uno dei brani più amati dal mio esiguo ma fedele pubblico. Il quale pubblico molto raramente si chiede il significato di un titolo o di un testo.
La frase è un passaggio molto poetico nonché enigmatico di Sulla strada di Kerouac, di quelli che non possono lasciare indifferenti perché inseriti in un contesto altrimenti squisitamente narrativo e minimalista, e probabilmente il significato va ricercato nella formazione zen dell'autore, che qui fa riferimento al ciclo perenne delle nascite e delle morti e al loro ruolo nell'universo.
“Ripples in the upside-down lake of the void, is what I should have said. The bottom of the world is gold and the world is upside down.” (Jack Kerouac, On the Road)
Una curiosità: è l'unico mio pezzo (almeno della fase che comprende registrazioni formalmente compiute) che si possa considerare una composizione interamente per piano.
E' una semplicissima elaborazione di un vecchio appunto sonoro preso durante i lunghi pomeriggi di improvvisazione in cui io e l'amico Roberto abbiamo dato fondo - credo - a ogni possibile diversa tecnica di creazione musicale. Recuperare frammenti anche minimali da vecchi nastri e riciclarli in qualcos'altro è sempre stato uno dei miei percorsi abituali, nell'ottica di "non buttare via niente", pensando che anche la folgorazione di un attimo, se è esistita, deve avere un senso.
In origine ci fu il progetto di un concept album, che girava intorno alla vita segreta di un giardino, con una idea tipo poesia simbolista. A occhio e croce, l'ispirazione era più in zona Davide Sylvian che Stevie Wonder, ma a distanza di tempo chi può dirlo? Secrets of the beehive era un album che mi aveva folgorato, a partire dalla copertina. Ma possedevo anche The secret life of plants.
Facevo passeggiate in solitaria nella natura per ascoltare il silenzio delle piante e della microfauna.
Uno dei testi che avevo abbozzato era appunto un dialogo tra farfalle, che tra l'altro parafrasava il celeberrimo verso di Shakespeare.
Alla fine di quel progetto resta solo la canzone Il giardino, e il titolo di questo brano.
I più attenti potranno notare che l'ultimo minuto del pezzo tradisce inequivocabilmente uno dei miei più grandi amori dell'epoca, l'inarrivabile Penguin Café Orchestra.
Un altro breve sketch piuttosto cinematico - c'è qualcosa nel ritmo di leggermente fuori tempo e quindi sottilmente spiazzante, ma tutto sommato un discreto stacco da documentario scientifico anni '80