Probabilmente ha destato più di una curiosità il nome che ho usato per anni per firmare la mia musica, "H45". Un musicista singolo che si nasconde dietro il finto nome di un gruppo oggi è una prassi molto diffusa, ma non allora, per me era solo un gioco. Mi attiravano i gruppi rock identificati da sigle o lettere e numeri, e mi scelsi uno pseudonimo poco didascalico, che suonava bene in inglese e che potesse sollecitare domande, ma paradossalmente non avevo pronta nessuna risposta, perché non nascondeva alcun significato. Poi, come tante cose provvisorie, è rimasto per sempre,
Solo quando ho cominciato ad avere un po' più di visibilità, ho progressivamente introdotto prima le mie iniziali (quasi subliminali, evidenziate nel titolo in eserCizi sPirituali) poi il mio vero nome, che è come metterci la faccia. Usare uno pseudonimo è in fondo dar vita a un personaggio inventato, ma ha i suoi vantaggi, rende meno facile l'identificazione e permette di rendere più anonima, e quindi più universale, la mia musica.
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